Di Firenze, 14 Marzo 1635(1260).
3272.
GALILEO a [FULGENZIO MICANZIO in Venezia].
Arcetri, 15 marzo 1636.
Bibl. Marciana in Venezia. Cod. XLVII della Cl. X It., n.° 5. - Autografa.
Rev.mo P.re e mio Sig.r Col.mo
Io devo render grazie alla P. V. Rev.ma del non haver lasciato correr la circoscritta gran bestia(1261) da lei, per il tenero affetto che mostra in tutte le occasioni verso quel poco di reputazione che per ancora m'avanza appresso 'l mondo; ma nel resto, sì come dell'ignorante vulgo io poco mi curo, così, che appresso gl'huomini sensati apparischino di che lega siano i miei contradittori e persecutori, non è forse cosa del tutto abominanda. Adunque, mi dirà il P. Fulgenzio, non ti sarebbe rincresciuto che uscisse al mondo un libro infamatorio della persona tua, con una licenza insignita del mio nome? Oh questo sì, che lo reputerei per la somma di tutte le note e macchie che potessero cadere sopra di me; onde io replico di tenermi a sommo favore et honore il potermi gloriare d'essere stimato degno della sua protezione. Ma quando per altra strada esca in luce quest'operetta, sia certa che mi è per servire di trastullo e sollevamento, e che a' mia malevoli e invidiosi, tra i quali pur ve ne sono de' non stolidi in tutto, non sia per dilettare interamente il vedermi staffilar con le code di volpe, dove il lor desiderio è di usare il dente di lupo, o di vipera ben sottile e acuto. Del gusto poi che io fussi per prendermi nel leggere li 12 argomenti, me ne dà buona caparra quel solo che la P. V. R.ma(1262) me ne accenna, che movendosi la sposa senza haver sopra chi appoggiarsi, cascherebbe; quasi che il moto velocissimo (per l'opposito) non sia quello che vieta il cadere a gl'uccelli volanti, a i sassi scagliati e alle trottole de' fanciulli.
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