Fir. Mss. Gal., P. VI, T. XII, car. 225. - Autografa.
Molto Ill.e Sig.r mio, Pad.n mio Colend.o
Si l'esser pronto alle querele non desse indicio d'animo poco constante nell'amicitie, haverei che dolermi di V. S., che doppo haverli scritto quattro lettere non si sia degnata farmi risposta; che s'io stimassi così poco, como mostra di stimar V. S., la nostra cognitione, potrei nel medesimo silencio, ch'ella m'insegna, lasciarla estinguere et incinerire. Ma non volendo così tosto farmi quell'iniuria, nè perder il merito de gli uffici e benefici de' quali è stata accompagnata sempre l'affettione mia verso di lei, son sforzato a querelarmi di questo silencio, del quale, se ben non trovo scusa, sarò nondimeno più pronto a sentir contra me stesso ed i pochi miei meriti, che contra di V. S. Nè perciò intendo provocarla a giustificatione, se non pregarla mi faccia quel favore di conservarmi nel petto: mentre l'aviserò che sono alcuni giorni ch'io sono in Parigi, dove pot'essere che si presenteranno maggiori occasioni per servirla. Si non si sdegna commandarmi, mi trovarà sempre prontissimo.
Per ragion della stampa promessa da me(1296), aspetto i sui avisi. I sui Dialoghi sono benissimo tradotti in lingua latina: se gli piace, n'inviarò alquni exemplari. Mi faccia quella gracia di mandarmi nuove d'i sui altri trattati, ciò è de motu, le Questioni mechanice(1297) et gli altri trattati restanti. Como saprò delle cose di V. S., scriverò più largamente. In tanto baccio le mani con ogni affetto e di cuore.
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