Il S.r Dino(1345) è qui già molti giorni, e ha cominciato felicemente le sue lezzioni con una prefazione che ha sodisfatto grandemente e per il garbo con che l'ha portata e per l'affetto grande che ha mostrato verso il suo amatissimo S.r Niccolò(1346), cosa che fece intenerir tutta l'udienza, che era grandissima. Nella virtù e sapere eminente del Sig.r Dino risplende la gloria e trionfa il nome di V. S. Ecc.ma, alla quale egli insieme con me reverentemente bacia la mano e prega da Dio per universal benefizio lunghissima vita.
Pisa, 12 Maggio 1636.
Di V. S. Ecc.maDevot.mo e Obb.mo Se.re
M. Ant.° P.li
3301*.
FULGENZIO MICANZIO a GALILEO [in Firenze].
Venezia, 24 maggio 1636.
Bibl. Est. in Modena. Raccolta Campori. Autografi, B.a LXXX, n.° 126. - Autografa.
Molt'Ill.re et Ecc.mo Sig.r, Sig.r Col.mo
Ricevo la gratissima di V. S. Ecc.ma di 17.
Li compassi verranno a tempo. Li ringratiamenti del favore li lasciarò da canto, notando solo a partita di tante altre mie obligationi, a' quali non ho con che corrispondere che colla gratitudine d'animo. Mi è stata promessa anco la scrittura dell'uso, quale stupisco non fosse stampata(1347).
Mai ho potuto havere la sfera Copernicana. Il Sig. Nicolò(1348) mi deve havere promesso almeno 20 volte: La mando hoggi. Poi è andato a Verona senza mandarla: aspetto il ritorno. Mi pare strano che d'Holanda sia capitata in Roma(1349), e non costì per Livorno. È capitale che V. S. la vegga, che la migliorerà di certo.
È stato qui un giovine Romano, di spirito e di garbo, che conosce V. S.: ho con gran piacere inteso il concetto che di V. S. hanno gl'intendenti di Corte, al dispetto di quei cornuti.
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