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      In quanto poi al nostro havere, è solo il nostro mantenimento la provisione che ne dà S. Altezza, poichè quel poco che ne lasciò nostra madre, andò il tutto a fiamma e a foco, come altri moltissimi valsenti d'infinite ora poverissime famiglie; sichè noi ci manteniamo il meglio che si può, poveri sì ma virtuosi et honorati. E perchè è piaciuto così a S. D. M.tà di farci restar orfani non solo, ma anche poveri per la perdita di quel poco ch'avevamo, devo supplicar V. S. a non sprezzar questa nostra povertà, ma a conservar verso di noi quel medemo affetto da padre che a me portava quando mi manteneva costì in sua casa propria, promettendo noi all'incontro di tener V. S. non solo in loco di padre, ma e di signore, come conviene al nostro debito e a' suoi meriti. Fra tanto supplico V. S. a degnarsi rispondere a questa; e se sarà di suo gusto, io volentieri, con bona licenza di S. Al., mi risolverei di venire a visitarla per farli debita reverenza di persona et pigliar da lei ogni bono ordine del nostro vivere: però il tutto dependa dal suo ordine. E per non più tediarla, col mio fratello Cosimo li fo humilissima reverenza, e le preghiamo dal Signore longa vita e sanità.
     
      Di Monaco, p.o d'Agosto 1636.
      Di V. S. molto Ill.reHumiliss.o Nip.e e Se.re
      Alberto Cæsare Galileo.
     
      Sig.r Galileo, io sono D. Giacinto Cornacchioli, Maestro di cappella di Siena a quel tempo che lei, nel ritorno da Roma, si fermò in palazzo di Mons. Arcivescovo, e per sua gratia si compiaceva del canto di quel mio castratino, il quale è meco ancor lui al servitio di quest'Altezze.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XVI. Carteggio 1634-1636
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 744

   





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