Con tutto ciò la conclusione fu all'hora di replicare gli officii con ogni premura. Ieri il medesimo Sig.re Ambasciatore andò, per l'ultima sua audienza e licenziarsi, a Palazzo, e nel ragionamento con S. S. entrò a trattare di V. S. Ecc.ma; e dopo molte cose, N. S. promise a S. Ecc.za di proporre la cosa in Congregazione: del che havendone dato parte al Sig.r Card.le Antonio, S. Em.za rispose: Buono, buono; ed io farò officio con tutti i Cardinali della Congregazione. E questo è quanto passa. Io spero bene: tuttavia non possiamo essere sicuri di altro che di un ardentissimo desiderio del Sig.r Ambasciatore in favorirla e di una grandissima benignità dell'Em.mo Sig.r Card.l Antonio.
Devo poi significare a V. S. Ecc.ma come il Sig.re Ambasciatore mi ha comandato che li scriva che in tutti i modi li mandi una copia de' suoi Discorsi De motu, promettendoli tenerli cari come tesori preciosi. Io non li dico altro, solo che questo Cavaliere merita ogni bene e ogni servizio: però la prego a non mancare, e fare che la copia venga in Roma in mano mia per il principio overo mezo di 7bre prossimo, dovendo S. Ecc.za partire.
Di presente fo copiare la scrittura di Madama Ser.ma, che ha da servire per il Card.le Antonio: chi sa? Io li fo humile riverenza, e bacio le mani al Padre Bonaventura, se si trova costì, al quale mi farà grazia di dare l'inclusa; se no, la mandi a Bologna.
Roma, il 9 d'Ag.o 1636.
Di V. S. molto Ill.re ed Ecc.ma
S.r Gal.o Gal.i
Devotiss.o e Oblig.mo Ser.re e Dis.loDon Bened.o Castelli.
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