Il modo di potere in ogni tempo sapere la longitudine è stato per molti secoli ricercato da astronomi et altri ingegni specolativi, et da gran potentati promessa recognizione grande di honore et di utile a chi ne fusse trovatore. Sino a questa nostra età non è stata conosciuta altra strada che la antichissima per via de gl'eclissi lunari, con l'aiuto de i quali nel corso di molti anni et secoli hanno i geografi disegnate le lor tavole delle provincie e de i mari sparsi nella faccia del nostro globo. Ma la rarità di tali eclissi per il bisogno de i naviganti resta totalmente inutile. Da accidenti che accaschino in terra, non è possibile trovar la differenza di longitudine se non inutilmente tra luoghi vicini; perchè nè fumate di giorno, nè fuochi di notte, possono esser osservati nè anco in distanza d'un grado. Però bisogna ricorrere ad accidenti altissimi et celesti, visibili negl'interi emisferii. Di tali ne è stato cortese il cielo nelle età passate, ma per i presenti nostri bisogni assai scarso, non ci havendo aiutato con altro che con gl'eclissi lunari; non già che l'istesso cielo non sia abondantissimo di accidenti frequenti, notabili, et sommamente più atti et accommodati a i bisogni nostri de gl'eclissi lunari o solari; ma è piaciuto al Rettor del mondo tenergli celati sino a i tempi nostri, et palesargli poi per industria di due ingegni, uno Olandese et l'altro Italiano, Toscano et Fiorentino: quello, come primo inventore del telescopio o tubo Ollandico; et l'altro, come primo scopritore et osservatore delle Stelle Medicee, così da esso nominate dalla casa del suo Principe et Signore.
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