Ista vero non senectus dicenda est, sed vitae perfectio et de omnibus fortunae iniuriis gloriosissima victoria:
Hunc ego sublimi quaesitum mente triumphumDucere maluerim, quam ter Capitolia curru
Scandere Pompeii, quam frangere colla Iugurthae.
Valetudinem tibi opto prosperrimam; quod cum facio, humani generis negotium gero.
Tuorum meritorum maximo[rum]non ingratus aestimator
[vedi figura 3358.gif]
Fuori: Sapientissimo Viro
D. Galilaeo Galilaei.
3359.
ELIA DIODATI a GALILEO [in Arcetri].
[Parigi], 23 settembre 1636.
Dal Tomo III, par. 158-159, dell'edizione citata nell'informazione premessa al n.° 1201.
Di Parigi, 23 Settembre 1636.
La gratissima di V. S. molt'Ill. de' 15 del passato, coll'allegata scrittura e lettere(1489), avendomi liberato dalla perplessità nella quale mi trovava aspettandole, subito ricevute le portai all'Illustriss. Sig. Grozio, avendogli dato quella che V. S. gli scriveva, della quale mostrò grande allegrezza, e molto maggiore dopo aver letto il suo scritto e la lettera al Sig. Realio, essendo restato soddisfattissimo dell'uno e dell'altro, e recandosi a grande onore l'amore e la confidenza che V. S. gli dimostra e di potere acquistare il merito della grazia sua col servirla in questa occasione, nella quale vuole sbracciarsi e farci ogni suo potere con gli amici, avendola in somma stima ed ammirandola come persona singolare nel secolo presente non manco di Socrate nel suo: del qual giudicio (per esser anco lui nel medesimo grado d'ammirazione appresso tutti, come peritissimo in ogni scibile, e di una sincerità e candore d'animo veramente filosofico) V. S. può far molto conto, valendo per più di mille altri, e però riuscendole a gran gloria.
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