Le lettere son state scritte qua da alcuni Signori Venetiani ad un Signore principal lettore di legge in questo Studio, il quale poi me ne ha fatto gratia, acciò, se inclinasse, pigliasse qualche mezzo opportuno. Io, come ho detto, sto nella mia resolutione di servire i Padroni, ed oltre mi sbigottisce la lontananza; ma perchè non posso se non sperare da lei di esser favorito di amico consiglio, vengo a pregarla del suo giuditio in ciò, sicuro che non posso per questo ricorrere ad un Padrone nè più prudente nè più informato nè più cortese. Ciò dico, quando non restasse gratiato qua di stipendio corrispondente al mio bisogno(1518), perchè sempre con molto inferiori conditioni bramo e volio servire a chi devo per natura, nè ho pur punto inclinato, come ho detto, a tal inviamento; e se stesse, come dissi nel'altra mia, il maneggio del'affari domestici a me, io sarei resoluto fin ora. Prego adonque V. S. Eccl.ma mi honori del suo parere; e se pare che possa profitarmi il mostrare il tutto, quando li se ne porga occasione, mi rimetto nella sua prudenza e cortesia in farlo. E restandoli devotissimo servitore, li fo reverenza.
Di Siena, il 11 Ottobre 1636.
Di V. S. molto Ill.re ed Eccl.ma
Devot.mo e Aff.mo Ser.reStando ora in villa, la sera ci tratteniamo alcuni Signori ed io in guardare col canochiale la luna, godendo poter così honorarmi di quello che la mia debolezza apprese sotto l'auspiti di V. S. Eccl.ma, chè, come ho detto a quei Signori, confesso haver più imparato in pochi mesi dal mio Sig.r Galileo, che non ho fatto poi in tutte le mie fatiche da altri, che non havrei maggior fortuna che poter più a longo haver campo di esserli obsequente discepolo.
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