La servirò in questo inverno; e tra tanto N. S. me la conservi con felicità e contentezza.
Di Murlo, li 17 Ottobre 1636.
Di V. S. molto Ill.reS.r Galileo.
Devot.mo Ser.
A. Arc.vo di Siena.
3378.
GALILEO a [FULGENZIO MICANZIO in Venezia].
Arcetri, 18 ottobre 1636.
Bibl. Marciana in Venezia. Cod. XLVII della Cl. X It., n.° 12. - Autografa.
Rev.mo P.re e mio Sig.r Col.mo
La gratissima et aspettatissima lettera di V. P. R.ma delli 11 stante(1524) mi ha levato di una gravissima sospensione di animo, mentre che dopo l'ultima sua, nella quale mi dava avviso della sua indisposizione, erano passati 3 dispacci senza comparirmi sue lettere. Il suo accidente è stato simile a quello che sopravvenne a me repentinamente una notte, 10 anni fa: che risvegliatomi dal sonno 4 hore avanti giorno, mi pareva sentire nella corte contigua alla mia camera precipitare una pioggia incomparabilmente più strepitosa di qual si possa anco imaginare; e continuando tal romore con mia ammirazione, venutami occasione da tossire e non sentendo il mio medesimo suono, conobbi il romor della pioggia esser nelle mie orecchie e non altrove; restai però attonito, e di una sordità tale che per 2 mesi continui non harei sentite le artiglierie. Cominciò poi a poco a poco a dissolversi questo profluvio, e finalmente dopo 5 mesi rihebbi l'udito quasi che interamente; il quale hora per l'età mi va declinando.
L'inconveniente delle azze non è proceduto nè da zaffi nè da procacci, ma dalla mia fortunaccia, che in tutti li miei affari, dal minimo al massimo, mi si attraversa; e son più che sicuro, le scatole non mi esser per pervenire senza qualche altro intoppo.
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