Con che li fo riverenza.
     
      Di Roma, il 18 Ottobre 1636.
      Di V. S. molto Ill.re et Ecc.mo
     
      Sig.r Galileo Galieij.
     
      Devotis.o e Oblig.mo Ser.reDon Bened.o Castelli.
     
      Fuori: Al molto Ill.re et Ecc.mo Sig.r et P.ron Col.moIl Sig.r [Galileo] Galilei, p.o Fil.o di S. A. Ser.ma
      Firenze.
     
     
     
      3380*.
     
      BONAVENTURA CAVALIERI a GALILEO in Arcetri.
      Bologna, 21 ottobre 1636.
     
      Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. VI, T. XII, car. 243. - Autografa.
     
      Molto Ill.re et Ecc.mo Sig.r e P.ron Col.mo
     
      Quantunque io habbi differito molto lo scrivere al R.mo Padre Fulgentio, ciò però è stato perchè aspettavo l'occasione di un Bolognese che dovea trasferirsi a Venetia, acciò che li potessi fare havere li miei libri stampati, sì come finalmente ho fatto la settimana passata(1531), dal quale ricevei cortesissima risposta, mostrandomi molt'affettione nella sua lettera; il che havendo cagionato la sua buona relatione fattali della persona mia per sua gratia, oltre tanti oblighi che le tengo, riconosco questo ancora per singolare, d'havermi introdotto alla servitù di così raro sogetto. Mi scrive poi che un giovine(1532) pure in Venetia è dietro a fabricare il mio specchio, il quale dice haver fatto la sfera alla Copernicana, havendola, dice, imparata da' suoi Dialogi. Starò con desiderio aspettando se lo specchio ancora li riesce.
      Io sto peggio di sanità che non stavo costì, non potendo più caminare, il che, oltre i miei soliti disgusti, mi fa vivere una vita molto penosa. Diedi risposta alla sua lettera, nella quale per memoria mi salutava da parte di M.a Lucretia; ma temo che quella lettera sarà andata a male, et havrei pur caro di saperlo, perchè dubito che questi frati non mi piglino le lettere.