Io, quantunque possa ricognoscere il paterno affetto di S. A. S., sto non dimeno con un gran martello che non sia stato creduto che habbia cercato altri maneggi che servire dentro i suoi felicissimi stati, o che habbia voluto con questa occasione di Padova vantaggiare; il che sa V. S. Eccl.ma quanto sia stato lontano dal mio pensiero, perchè, come li scrissi(1536), sarebbe sempre da me anteposto (sic) ogni altra cosa al servire i Ser.mi Padroni, ed il chiedere lo stipendio solito della cattedra è stato perchè volevo bene mettere qualche centinaro di mio, ma non potevo disporre d'assai per essere figliolo di fameglia; e lettore non con la decenza si chiedeva al luogo e lo stato mio, non l'havrei mai fatto: chè del resto il solo servire i Padroni ed l'honore della cattedra stimavo superiore al mio merito. Scrissi solo al Sig.r Fantoni ed a V. S. Eccl.ma l'occasione di Padova, come a protettori e perchè ne potessero far quel capitale le fosse paruto nella protezzione che di me con tanta cortesia ritenevono. Ho voluto significare questo a V. S. Eccl.ma, acciò, presentandolisi occasione col Ser.mo Granduca, mi voglia favorire sincerarmi, caso che veda essercene bisogno, perchè del resto io per la gravezza della spesa e per mia eletione non posso indrizzare il pensiero altrove che a servire qua i Padroni, e conosco che se l'incomodo delli affari(1537) domestici è cagione che non tiri avanti a quello che mi honorerebbero qua di darmi, forse molto maggiore impedimento sarebbe in Padova, a dove bisogna stare tutto l'anno senza poter ritornare a casa, e con spesa forse superiore di Pisa.
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