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ALESSANDRO NINCI a GALILEO [in Arcetri].
S. Maria a Campoli, 21 novembre 1636.
Bibl. Naz. Fir. Appendice ai Mss. Gal., Filza Favaro A, car. 126-127. - Autografa.
Molto Ill.re Sig.r mio P.ron Col.mo
Sono già molti mesi che Giulio va investigando tutte l'occasioni di darmi disgusti; ma veramente non poteva mai trovarla meglio e che più mi tochassi nel vivo, quanto procedere nella maniera che egli fa con V. S., alla quale è più obligato che al proprio padre, perchè da quello ricevette parte di ciò che si deve a' figlioli per debito di natura, ma da V. S. ha riceuto benefizii gratuiti così segnalati, che io nel considerargli mi confondo, e non so discernere che sia maggiore, o la carità, trattando noi da veri amici che non siamo degni d'essere suoi schiavi, o la pazienza, comportando tanti mancamenti che veramente hanno dell'insopportabile. Ho scoperto la causa perchè penso che detto mio cugino tratti meco sì male, e credo che habbi connessione con quella perchè non proceda con V. S. come doverebbe. Trovo con fidati riscontri che quest'huomo senza ragione non è contento che io gl'habbi lasciato godere e consumare la porzione del'eredità paterna che si aspettava a me e mio fratello, tale quale ella si fossi, e che vi habbi aggiunto da vantaggio quanto ho potuto senza grave mio incomodo; che pretenderebbe ancora che io mi riducessi all'ultime necessità per somministrare a lui danari, con che si promette di fare gran cose; ma i disegni presto svaniscono. Io con amorevoleza ho cercato di farlo capace che l'entrate della mia chiesa mi servono, perchè io vo aggiustando le mie voglie a quella misura; e così bisogna che facci egli ancora, massime adesso che non ha scusa del suo frattello.
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