Mostrò di quietarsi, e dopo pochi giorni cominciò di nuovo con la solita importunità a molestarmi, chiedendo danari come se fussi stato mio creditore; onde fui astretto a dirli liberamente che deponessi queste speranze, perchè mi pareva pur troppo quello che per lui havevo fatto e detto: onde egli, vedendosi chiusa la strada per potermi piluchare, credo senz'altro che con questi suoi brutti termini cerchi di addossare a me tutto il debito che tiene con V. S., la qual cosa mi dispiace più per il suo mancamento che per il mio danno; e se io avessi potuto rimediare prontamente, credami V. S. che più volentieri l'averei compiaciuto(1556), che scrivere di lui questa lettera con tanta mia confusione.
Oggi non mi sono abboccato seco, nè anche cercherò più di abboccarmi per sfuggire l'occasione di farsi scorgere, perchè non so come io potessi contenermi ne' termini. Ho ben mandato il mio fratello, e ho inteso che dice voler venire martedì prossimo da V. S. Se questo segue, la suplico a domandarli da che proceda la poca intelligenza che passa fra di noi, e dicali di saperlo da me, acciò che quando verrò io, che sarà subito concluso il negozio della casa, possa giustificarmi interamente di questo mio dubbio, che io stimo mera verità. Ha detto anche a Santi di mandare domattina il panico e l'altre cose, ma Dio sa se anche questo sarà vero.
Ho rapresentato a V. S. una azione assai brutta, ma ho detto liberamente, sì perchè lei, a cui tanto devo, me n'ha fatto replicata instanza, sì anche perchè il volere scusare errori sì manifesti mi par cosa o da pazi o da complici.
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Santi Dio
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