Vale, etc.
Quas hic difficultates habeam, iam non dico, et data occasione ad Nob. D. Galileum perscribam.
3396.
RAFFAELLO MAGIOTTI a GALILEO in Arcetri.
Roma, 29 novembre 1636.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. XI, car. 263. - Autografa
Molto Ill.re et Ecc.mo Sig. mio S.
Il nostro P. Francesco(1565) mi fa rompere il silentio, e così turbar la quiete di V. S. E.ma Essendo lui fino adesso tutto occupato in pigliar ordini sacri, spedir brevi d'estratempora per altri suoi fratelli, e diversi negozii della Religione, credette sempre sbrigarsi e tornarsene quanto prima, e però non si messe mai a scrivere. Ma adesso con questa nuova indispositione di disenteria, per la quale nè può molto bene scriver da per sè nè spera così presto di tornarsene, ha pregato me che deva farne parte a V. S., come fo; e le do nuova come per la strada che pigliavano questi non dirò medici ma carnefici, il nostro Padrino se n'andava così buono buono alla gattaiola. Pur a Dio grazie, ch'il flusso è in buona parte stagnato, la febbre assai smorzata, ed assicurata la partita; cosa che egli potrà da sè stesso contare a bocca, quando sia del tutto rihavuto. Fra tanto crederei che una lettera di V. S. (e questa servirebbe per risposta a me ancora) gli sarebbe di gran consolatione. Ma vorrei ch'ella lo disponessi a non esser meco tanto guardingo, per non dire avaro, delle cose di V. S. Io l'ho aspettato già dua anni, e finalmente, nel conferir seco, lo trovo più muto che un pesce. Non sa dire altro, solo che non s'è ardito dimandarne, ha visto poco, non ha havuto commodità, non ha notato nè a mente cosa alcuna: et io resto a bocca aperta, insaccando di molta nebbia.
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