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      Un nostro fratte Vicentino, per fare le cerche, ordinò ad un sartore suo amico che le comprasse un asino: glie lo comprò. Venuto il tempo di adoperarlo, si trovò Mess. Asino pieno di schinelle, inhabile ad esser adoperato. Il fratte convenne il sarto avanti il vescovo, o, per dir meglio, il suffraganeo, che era vescovo di Caurle, huomo faceto; et nella disputa della causa ricercò la parte, che professione era la sua. Disse, di sarto; et il fratte lo confirmò. Il giudice condannò il fratte a tenersi l'asino, per la ragione che doveva saper che li sarti non s'intendono d'asini; et appellandosi il fratte della sententia, le disse il giudice: O pellati il cullo. L'historia è verissima, per Dio; l'applicatione è facile. Horsù, V. S. ha da Dio e dalla natura animo molto superiore a tali bassezze.
      Haverà nella lettera ultima dello spazzo passato(1573) ricevuto quanto mi scrive il Sig.r Baitello(1574), che mi scordai mettere nella precedente(1575). Haverà inteso anco che la cassa ove sono le azze è indrizzata al speciale Turconi.
      Discorsi col Sig.r Argoli(1576) circa il suo sistema, apunto sospettando quello che V. S. mi accenna, che voglia accomodarsi alli tempi; ma mi disse che veramente si salvano tutte le apparentie. Aspetto d'intender il modo al fine delle lettioni, che venirà a Venetia.
      Attenda a passare li giorni con allegrezza, che è quel più ove possi arrivare il saper humano. Et a V. S. molto Ill. et Eccell.ma bacio le mani.
     
      Ven.a, 6 Decembre 1636.
      Di V. S. molto Ill. et Eccel.ma


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XVI. Carteggio 1634-1636
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 744

   





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