V. S. mi conservi il suo amore, e le bacio le mani. Il cianzume è per risposta delle sue di 17.
Ven.a, li 24 Gen.o 1637.
Di V. S. molto Ill.re et Ecc.maS.r Galileo.
Dev.mo Ser.
F. F.
3419.
[DINO PERI a GALILEO in Arcetri].
[Pisa, tra il 22 ed il 24 gennaio 1637].
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. VI, T. XII, car. 209-210. - Autografa.
Molto Ill.re et Ecc.mo Sig.r e P.ron mio Col.mo
Di nuova lettera mi favorisce V. S. molto Ill.re et Ecc.ma questa settimana, nella quale sento particolarmente con gusto che quelle sfere Copernicane sieno per venire a Firenze per mezo del Sig.r Usimbardi(13), già che da S. Alt.za non ne speravo molto l'effetto, sì come maggiormente me ne sono accertato adesso ch'io gli ho fatto destramente sentire gran parte di quest'ultima lettera di V. S., e intorno all'avviso delle sfere(14) non ha mosso parola. Dell'occhiale di V. S. tornò a interrogarmi della bontà: io dissi che era di suprema eccellenza; et egli, come altre volte, a replicarmi che ne ha fatti de' meglio, e che di presente ne ha cinque, un più perfetto dell'altro. Con tutto ciò non prese il partito di renunziare quel di V. S. al Re di Pollonia, ma disse che harebbe mandato a lei una lente e una luce per lunghezza di tre braccia, ma non delle migliori, tanto più che l'evento dell'altre le mostrava pericolose: e poi le migliori dice asseverantissimamente che non le vuol concedere a nessuno, le stima assaissimo, le vuol per sè: questa coppia la mandassi V. S., chè non sarebbe entrato egli a mandar al Re di Pollonia duo vetri.
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