Lo aspetto d'hora in altro; e sendo cosa che aspetti al S.r Diodati, la puole credere che gli ne farò subito havere, e S. S.a lo saprà con altra.
Io scrivo ancora al S.r Diodati, che quando quelle sua opere saranno stampate, me ne mandi un exemplario. Così ancora desidero di quelle longitudine, quando haverà finito il suo negotio con li SS.i Olandesi, e haverò caro di sapere in che lingua si stampino. Ma di questo ancora ne ho scritto al sudetto S.r Diodati, e presto ne haverò resposta.
Mi dispiace bene che Ill.mo C. di Noaillie non habbia possuto operare cosa alcuna circa la liberasione di S. S.a; chè bisognia dire che li sua nemici siano più presto diavoli che huomini, giachè ad altri predicano la reconciliatione e per loro observano la vendetta; e se ne puole andare tirando consequentia, se peggio potessino fare, peggio senza altro fariano. Ma N. S. è giusto, e spero che alla fine, malgrado loro, la ne riceverà satisfasione. E facendoli con questo reverenza, li pregho da N. S. ogni bene.
Di Lione, questo dì 3 di Feb.o 1637.
Di V. S. molto Ill.eS.r Galileo Galilei.
Ser.e Hum.mo e Parente Dev.moRub.to Galilei.
3430*.
GIO. GIACOMO PORRO a [GALILEO in Arcetri].
Monaco, 6 febbraio 1637.
Bibl. Est. in Modena. Raccolta Campori. Autografi, B.a LXXXV, n.° 97. - Autografa.
Molt'Ill.re Sig.r mio Oss.mo
Per fretta gli scrivo queste due righe in ringratiarla delli belli sonetti mandatimi, quali farò in musica e li mandarò a Vienna subito; e sia certo che saranno almeno le parole gradite. S'il S.r Bartolomei si vorrà degnare, per mezzo del favor di V. S., gratiarmi di quella opera, cioè la favola di Perseo(45), la metterò parimente in musica, e, con occasione ch'io ho d'andar a Vienna, la portarò meco e la presentarò al Ser.mo Arciduca Leopoldo, qual la farà recitare al Re suo fratello; e così sarà rappresentata l'opera con maggior applauso.
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