La notte mi rifacio, perchè mi rido di molte cose che il mondo ammira. Le b. le mani.
Ven.a, 21 Feb.° 1637.
Di V. S. molto Ill.re et Ecc.maS.r Galileo.
Dev.mo Ser.
F. F.
3436.
PIETRO DE CARCAVY a [GALILEO in Firenze].
Parigi, 22 febbraio 1637.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. VI, T. XIII, car. 10. - Autografa.
Molto Ill.e Sig.r mio e Pad.n mio Cariss.o
Giudicarà V. S., che conosce la mia osservanza verso di lei, quanto grave mi sia(64) stato l'intendere che ella non habbia ricevuto le mie lettere. Ho pur scritto a V. S., e mi assicuro di non dir cosa che non sia vera; ma come vedo che se ne sono perdute delle sue, non mi maraviglio che le mie si sianno smarrite, ancora che fussero tutte consegnate al Sig.r Ruberto(65) suo cugino: non dimeno non mi dolgo di lui, ma della mia mala fortuna.
Scriveva(66) a V. S. multe cose attenenti alla stampa delle sue opere (le figure delle quali sono intagliate), preghandola mi diesse aviso della maniera nella quale desiderava che fussero stampate, e si fusse bisogno adiugniervi alcuna cosa me lo mandasse. Scriveva ancora in consideratione del libraro, el quale, non potendo havere un privilegio per le opere già stampate (chè si tratta così in Francia), havesse desiderato che lei mandasse alcuno nuovo trattato, per cagion del quale si potesse haver el detto privilegio. Finalmente li mandai una propositione geometrica d'uno mio amicissimo e scavante(67), con la quale dimostrava che 'l grave (supponendo el moto diurno della terra) nel suo movimento non poteva descrivere el mezzo cerchio, anzi una helice(68); la quale è tanto stimata, che credo facilmente che V. S. havrà caro di vederla; e se li piace, l'invierò ancora alcune altre demonstrationi del detto mio amico intorno alle sue propositioni del moto, le quali non sono ancora state viste di nissuno.
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Feb Firenze Cariss Ruberto Francia
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