Pregola commandarmi, perchè io possa monstrarglielo per effetto; et in tanto me le offero di core.
Di Parigi, el 3° Marzo 1637.
Aspetto risposta alle due mie lettere.
Di V. S. molto Ill.reHumill.o e Vero Ser.re
P. De Carcavy.
Fuori: Al molto Ill.e Sig.r mio, Pad.n mio Colendiss.oIl Sig.r Galilaeo Galilaei, in
Fiorenza.
3441.
LORENZO REALIO a GALILEO [in Arcetri].
Amsterdam, 3 marzo 1637.
Dal Tomo III, pag. 166-167, dell'edizione citata nell'informazione premessa al n.° 1201.
Amsterdam, li 3 Marzo 1637.
Non mi è mai bastato l'animo di sperare una felicità tanto grande, che di poter fare alcun servizio e cosa grata a V. S. Illustriss., persona da me sempre stata tanto stimata e pregiata, quanto il suo divino ingegno, accurato giudicio ed ingenui concetti, appresso tutto il mondo meritano. Ho ricevuto la sua dalla villa d'Arcetri in data de' 15 Agosto 1636(80), accompagnata da quella stupenda invenzione per poter, con aiuto di Giove e delle Stelle Medicee suoi satelliti, aver ogni notte accidenti diversi, e tali che ciascheduno sarebbe non meno accomodato, anzi molto più, che se fussero tanti eclissi lunari, per l'invenzione della longitudine, della quale a V. S. Illustriss. è piaciuto per la mia mano fare offerta in libero dono a gli Illustriss. e Potentissimi Ordini Generali delle nostre unite Repubbliche. Lasciando dunque di puntualmente rispondere a quella di V. S. Illustrissima, e principalmente all'encomio tanto grande che a lei della mia bassezza è piaciuto fare, dirò solamente che io l'assicuro che avrebbe forse potuto trovare più dotto e atto a questo negozio, ma più affezionato, zeloso e ardente di me nessuno.
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