Da S.ta Maria a Campoli, 28 Marzo 1637.
Di V. S. molto Ill.re et Ecc.maDevotiss.mo e Oblig.mo Se.re
Alessandro Ninci.
3455.
DANIELE SPINOLA a GALILEO in Firenze.
Genova, 29 marzo 1637.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. XI, car. 285. - Autografa.
Molto Ill.re et Ecc.mo Sig.r mio Oss.mo
Debito di qualunque huomo ci vive parmi che sia l'onorar la virtù; la quale quando in sommo grado si truova congiunta alle più nobili scienze in un suggetto, io stimo che all'atteismo s'accosti chi non la riverisce in quello come cosa divina. Perlochè V. S., da cui le filosofiche e matematiche discipline, state sin ora cieche, han ricevuto il vedere, non dovrà riputarmi per ardito soverchio, se, sconosciuto, vengo con queste righe a testificarle l'osservanza che io verso di lei professo, parto della maraviglia che vive in tutti i cuori, e spezialmente nel mio, del sovrumano sapere di V. S.: giachè, non valendo io di vantaggio, in questa carta presentole un obbligo di perpetua servitù. La quale, avvegna che io gran tempo habbia da che ella in me nacque, non ho mai osato però di palesargliela, dono stimandola agli alti meriti suoi sproporzionato; ma, sovvenutomi esser un cuor sincero volentieri accettato anche da Dio, ho dato bando a quel rispetto, come troppo nocivo al mio bene, che alla mia fortuna toglieva il modo di poter avanzarsi con alcun comandamento di V. S., non messo più in dubbio ch'ella sia per accettarmi nel numero de' suoi più devoti: il che se, come io bramo, mi avviene, giusta cagione havrò sempre di gloriarmi di essere stato dal gran Galileo, cioè a dire dal miracolo di tutti i secoli, riconosciuto per suo ammiratore.
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