Molto Rev.do P. S.
M'è piaciuto quel risentirsi meco, quella sua vivacità, quel brio, intorno alla passione del circolo; ma non m'è punto piaciuta la repulsa ricevuta dal nostro Socrate. In questa non so s'io più mi devo doler della sua tenacità opur della poca accuratezza della P. V.; e pur io dissi che rifarei ogni spesa della copia(149). Ma però è vero che mio fratello(150) in questa ultima mi fa piena fede che V. P. m'è amicissima. Horsù, pazienza: mi dorrò solo della mia cattiva fortuna, che mi rende in questo di peggior conditione che tutti i maggior nemici che habbia questo grand'huomo. Dico questo, perchè l'opere de motu (oltre a queste demostrationi) sono state già viste in Fiandra et in Francia dalli emoli, o più tosto sindaci, anzi nimicissimi, sua; tra i quali pongo l'Abbate Mersenio Minorita in Francia, poichè havendo vedute diverse opere di questo frate, trovo che non ha altra mira che di sgradir (seben alla fine sarà con suo scapito) i pensieri nobili, le sottili inventioni e demostrationi, di sì gran virtuoso. S'io non temessi d'offender troppo V. S., riempirei di querele tutta la lettera; ma ne anco mi satierei, anzi affliggerei me et altri nell'istesso tempo. Sia pur celato a me ogni cosa, pur ch'egli acquisti fama per tutte le parti del mondo, che io finalmente preferisco la sua gloria ad ogni mio gusto. La prego a perdonar in questo alla passion ch'io sento, che mi rende confuso nel dire, nei concetti e nello stile.
Mi fu di qualche sollievo all'indispositione, che mi ha travagliato dalli giorni Santi fino adesso (mediante la quale non scrissi l'ordinario passato), l'intendere ch'il mio nepotino impara alle Scuole Pie.
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