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      Se la nave stesse sempre in acqua placidissima e nulla fluttuante, non è dubbio che l'uso del telescopio sarebbe egualmente facile che in terra ferma. Ora io voglio costituire l'osservatore in una piccola nave collocata nella nave grande, la quale piccola nave abbia dentro una quantità d'acqua, conforme al bisogno che appresso dirò. Qui primieramente è manifesto, che l'acqua nel piccolo vaso contenuta, ancorchè la gran nave inclini o reclini a destra ed a sinistra, innanzi e indietro, si conserverà sempre equilibrata, senza mai alzarsi o abbassarsi in alcuna delle sue parti, ma si conserverà sempre parallela all'orizonte; di modo che se in questa piccola nave noi ne costituissimo un'altra minore, galleggiante nell'acqua contenuta, verrebbe a ritrovarsi in un mare placidissimo, ed in conseguenza starebbe senza fluttuare: e questa seconda navicella ha da essere il luogo dove l'osservatore dee collocarsi. Voglio per tanto che il primo vaso, che dee contenere l'acqua, sia come un gran catino in forma di mezzo orbe sferico, e che simile a questo sia il vaso minore, e solamente tanto più piccolo, che tra la convessa superficie sua e la concava del contenente non rimanga spazio maggiore della grossezza del dito pollice; pel che accaderà che pochissima quantità d'acqua basterà per reggere il vaso inferiore, non meno che se fusse costituito nell'ampio oceano, siccome io dimostro nel mio trattato delle cose che galleggiano nell'acqua; che veramente nel primo aspetto ha del maraviglioso e dell'incredibile.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XVII. Carteggio 1637-1638
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 584