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      Elseviri, l'abbracceranno, che così me ne dette intenzione in voce il Sig. Lodovico.
     
      Io poi mi ritrovo da cinque settimane in qua nel letto, prostrato di forze grandissimamente, e questo per più cagioni: prima per una purga fatta, la quale per le molte evacuazioni m'à reso languido; in oltre per l'età di settantaquattro anni, che non lascia luogo a restauri che possano refocillarmi; ed anco per la stagione ardentissima, la quale con insoliti caldi prosterne il vigore dei più robusti giovani. Aggiugnesi (proh dolor!) la perdita totale del mio occhio destro, che è quello che ha fatto le tante e tante, siami lecito dire, gloriose fatiche. Questo ora, Signor mio, è fatto cieco, e l'altro che era ed è imperfetto, resta ancor privo di quel poco di uso che ne trarrei quando io potesse adoprarlo, poichè il profluvio d'una lacrimazione, che di continuo ne piove, mi toglie il poter far niuna, niuna, niuna delle funzioni nelle quali si richieda la vista etc.
     
     
     
      3514*.
     
      FRANCESCO RINUCCINI a GALILEO in Arcetri.
      Venezia, 4 luglio 1637.
     
      Bibl. Est. in Modena. Raccolta Campori. Autografi, B.a LXXXVII, n.° 28. - Autografa.
     
      Molto Ill.re et Ecc.mo Sig.r mio Oss.mo
     
      Non hebbe la settimana passata il procaccio tempo di far la bulletta per il suo fagotto, sichè fu forzato a lasciarlo in terra; ma di questa lo riceverà per mano del Conti(288), al quale l'ho consegnato: e veramente la colpa fu mia ancora, che non mandai a pigliarlo dal Padre Maestro Fulgentio, ma stetti aspettando che egli me l'inviasse. Scusimi pertanto la sua gentilezza, nè arguisca, da questa negligenza, menomato in me il desiderio et ambitione che ho di servirla; mentre per fine, pregandola a continuarmi il favore della sua gratia, gli bacio affettuosamente le mani.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XVII. Carteggio 1637-1638
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 584

   





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