Battista(308) mio et il S.r Nicolò Pallavicino; e dubito che inter duos litigantes non tocchi a qualch'un altro la beneficiata. In ogni caso darò avviso di quel che succede a V. S.; et occorrendo che vada colà qualche mio amico, non mancherò di raccommandar il negotio(309).
Al S.r Daniele(310) ho fatto le sue raccommandationi, il quale estremamente si duole del'occhio di V. S., sì come faccio ancor io. Ma così va, Sig.r Galileo mio caro: il sole ha fatto a concorrenza della sorella, che s'ella punì Ateone per haverla veduta nuda, egli ha voluto offuscar quel'occhio che l'ha scoperto fino al vivo. Ma faccia pur a suo senno, chè per ogni modo se il sole ha serrato a lei una pupilla, ella ha aperto infinite bocche, le quali eternamente canteranno le meraviglie di quella. Mi conservi suo, e creda che estremamente mi dolgo di questo infortunio, mentre per fine affettuosamente le bacio le mani.
Di Genova, adì 9 di Luglio 1637.
Di V. S. molto Ill.e et Ecc.maDev.mo e Cord.mo Ser.re
D. Vincenzo Renieri.
3518**.
BENEDETTO CASTELLI a GALILEO in Firenze.
Roma, 10 luglio 1637.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. XI, car. 303a. - Autografa. Alla lettera facciamo seguire la "poscritta" che il CASTELLI mandava inclusa, e che, pure autografa, è anche presentemente allegata (car. 303b).
Molto Ill.re ed Ecc.mo Sig.re e P.ron Col.mo
Il mio negozio in Venetia è delicatissimo e gelosissimo, per essere portato per interesse di Stato. Non ho dubio che l'amico(311) sarebbe ottimo mezo. Quello che io desiderarei è assai bene espresso in una poscritta mia a un amico mio in Venetia, quale ho copiata nell'incluso foglietto.
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