Imperò che, essendogli stata proposta prima la conclusione, che si riscalda al lume del sole più la parte bianca del matone che la parte nera, cosa falsissima, subito non solo fu da lui ammessa per vera senza difficoltà, ma pretese di più saperne assegnare la ragione, e l'assegnò de facto: in oltre, quello che li fu proposto la seconda volta, ed è verissimo, fu che preso il matone e, con il bianco di calce da imbiancare le mura, imbiancata la metà di una sua faccia, e l'altra metà tinta di nero con l'inchiostro da scrivere, e poi esposto il matone con la faccia tinta al sole, in breve tempo di un'hora in circa la parte nera si riscaldò assai più che la bianca, e qui il filosofo stette renitente ad ammettere la conclusione vera per vera.
Di più (ed è il terzo punto che considero), non potendo egli negare l'esperienza pur troppo manifesta, trapassò a cautelarla con le quattro cautele, cioè che si debba fare in tutte le sorti di bianco, in tutte le sorti di nero, in tutte le materie, e finalmente alla presenza di uno che sia dell'opinione contraria. Intorno alle quali cautele, in generale delle prime tre dico che mi pare che venghino introdotte affatto fuori del caso nostro. Imperò che non è stato proposto da nessuno che in tutti i bianchi, in tutti i neri, e in tutte le materie, il negozio camini nel medesimo modo; ma la proposta è stata fatta solamente di un matone di creta, di quelli che s'adoprano da matonare le stanze, tinto d'inchiostro in una metà di una sua faccia, e l'altra metà della medesima sua faccia imbiancata col bianco con il quale s'imbiancano le muraglie, nel qual caso riscaldandosi al lume del sole più la parte nera che la bianca, si dimanda la ragione di tale effetto, e non si cerca nè si tratta di quello che intravenga in tutti i bianchi, in tutti i neri, e in tutte le materie: e però le sodette cautele vengono, con buona pace del filosofo, introdotte fuori di ogni proposito.
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