Lodato Dio d'ogni Sua grazia che ci fa, e di conservarlo e di haverlo consolato col mezzo di quella gran visita del Ser.mo Gran Duca(401). Altri lodino S. A. Ser.ma della grandezza sua e potenza; io lo reputo degno di mille corone regali, per la carità usata verso il Sig.r Galileo. Ho sentito infinito gusto di questo avviso, e ne ringrazio V. S. che me l'ha dato. Quanto all'opere mie, non ho potuto fare cosa alcuna. È vero che non manco ogni mattina nel santissimo sagrificio della Messa pregare S. Divina Maestà che lo consoli e che l'aiuti, e che lo faccia partecipe della Sua santa grazia.
Starò attendendo quanto passa dell'occhiale o vetro(402) con desiderio, perchè il padrone mi mortifica continovamente, a segno che li ho promesso i trenta scudi del mio, quando non se ne faccia essito in Firenze. E non occorrendomi altro, la prego a fare riverenza cara al Sig.r Galileo in nome mio; ed a V. S. bacio le mani, ricordandomeli devoto e antico servitore.
Roma, il 12 di 7bre 1637.
Di V. S. molto Ill.reS.r Vinc.o Gal.i
Devotiss.o Ser.reDon Bened.o Castelli.
Fuori: Al molto Ill.re Sig.re e P.ron Col.moIl Sig.r Vincenzo Galilei.
Firenze.
3558*.
ELIA DIODATI a GALILEO [in Arcetri].
[Parigi], 15 settembre 1637.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. V, T. VI, car. 80r. - Copia di mano di VINCENZIO VIVIANI, In capo alla quale il VIVIANI annota: "E. D. 15 7° 1637. Risposta alla de' 22 Agosto del Galileo(403)". A car. 82r.-t. dello stesso codice si ha un'altra copia, pur di mano del VIVIANI, di questo stesso capitolo di lettera.
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