Bacio le mani caramente al Sig.r Dino, ed a V. S. molto Ill.re ed Ecc.ma fo riverenza.
Roma, il 10 d'8bre 1637.
Di V. S. molto Ill.re ed Ecc.ma
Non mando i concavi, perchè mi riescono meglio quelli di Venezia, che so che non mancaranno a V. S. E li mando li inclusi disegni lunari, quali mi sono parsi assai goffi.
S.r Gal.oDevotiss.o e Oblig.mo Ser.re e Dis.lo
Don Benedetto Castelli.
3573.
GIOVANNI PIERONI a [GALILEO in Arcetri].
Vienna, 10 ottobre 1637.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. VI, T. XIII, car. 53-54. - Autografa.
Molto Ill.re et Ecc.mo Sig.re P.rone Col.mo
Ricevo in quest'hora la lettera di V. S. Ecc.ma de' 6 del passato, la quale non potrei dire di quanto affanno mi habbia cavato, parendomi di riconoscere da quella che V. S. E. resti capace e sodisfatta della verità che gli scrissi di Praga, di che stavo molto geloso, havendo indicibile desiderio della sua gratia per la somma stima che fo dell'inarrivabile suo merito. M'incresce d'haver (benchè involontario) cagionato allungamento nella publicatione de' suoi Dialogi, ma resta con avvantaggio della bellezza del carattere, la quale qua non sarebbe stata tanta, e non più di quella che ella vedrà nel libro del P. Guldini, non essendo qua megliore, la quale non arriva a gran pezzo a quella de' Dialogi latini, i quali ho veduti qua e spero di presto haverli.
Le indispositioni che V. S. Ecc.ma mi racconta havere, mi trafiggono l'anima, e vorrei poter trovarli rimedio che ce la conservasse sana ancora centi di anni. Fra tanto fa bisogno conformarsi alle divine ordinazioni.
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