Vale.
Massiliae, III Eid. Octob. MDCXXXVII.
Fuori: Clariss.o Viro Galileo Galilei,
Magni Hetruriae Ducis Mathematico.
Florentiam ad Arcetram.
3578*.
FULGENZIO MICANZIO a [GALILEO in Firenze].
Venezia, 17 ottobre 1637.
Bibl. Est. in Modena. Raccolta Campori. Autografi, B.a LXXX, n.° 105. - Autografa la sottoscrizione.
Molto Ill. et Eccell.mo Sig.r , Sig.r Col.mo
Son stato quasi un mese in villa, lontano e da i negotii e da i pensieri noiosi. In quell'otio però non ho ricevuto gusto maggiore che quello che mi ha apportato una lettera di V. S. molto Ill.re et Eccell.ma, dandomi raguaglio se non della sua sanità, che le prego et desidero con sommo affetto, almeno del gran meglioramento. La vecchiezza è infirmità, così fu detta, et io lo prattico vero; benchè son anco incerto se dal dì che nasce, l'huomo, cominciando a morire, comincia anco ad esser infermo. Ma pure noi chiamiamo sanità lo stare manco male; ma quando si perviene all'età senile, ogni mediocre meglioramento si conta per sanità. La cognitione che V. S. ha delle cose humane e naturali è tanto grande, che li debbo servire per maggior trattenimento che a gl'altri non fanno le forze del corpo e 'l vigore della giovinezza.
Scrivo hoggi all'Arisio(460) rissolutamente la vanità del suo pensiero, che V. S. non sia più di questo mondo per la nova che si era sparsa, e lo farò pagare la pensione indubitatamente.
Il Sig.r Giusto(461), libraro qui al Gionta, mi mostrò hieri una lettera di V. S., quale haverà hieri sera mandata al Sig.r Elzivir.
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