Se ho detto qualche sproposito, me lo perdoni, perchè confesso di non haverci pensato a bastanza. E li fo(507) riverenza.
Roma, il 14 di 9bre 1637.
Di V. S. molto Ill.re ed Ecc.ma
Devotiss.o e Oblig.mo Ser.re e Dis.loDon Benedetto Castelli.
Fuori: Al molto Ill.re ed Ecc.mo Sig.re e P.ron Col.moIl Sig.r Galileo Galilei, p.o Filosofo del Ser.mo Gr. Duca di Toscana.
Firenze, in Arcetri.
3598**.
LORENZO CECCARELLI a [GALILEO in Arcetri].
Roma, 14 novembre 1637.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. XI, car. 344. - Autografa.
Molt'Ill.re et Ecc.mo S.r mio P.ron Oss.mo
Dalla sua de gli 8 stante, colma d'amoroso affetto, son rimasto certificato del felice ricapito de' sonetti inviati a S. Alt.a(508), se bene con qualche mia mortificatione dell'interesse da V. S. patito per il voluminoso plico pervenutoli per via ordinaria contro ogni mio intento, havendolo io consegnato in casa del S.r Ambasciatore a posta, acciò V. S. non ne restasse in dispendio. Ma tutto il male vada con 30 soldi.
Grandissima speranza prendo dal suo favorevole offitio, per me fatto in iscritto con S. A.; e volendo il Cielo ne seguisse qualche buon evenimento, ne darò subito parte a V. S., ringratiandola in tanto con ogni vivace inchiostro del cortese affetto dimostratomi particolarmente in questo e nel desiderio di mio bene.
Quanto al Sig.r suo nipote(509), di cui a punto adesso m'ha parlato il P. D. Benedetto Castelli, che a posta mi ha mandato a chiamare a S. Calisto, dico a V. S. che sempre che verrà, troverà la mia casa e povertà al suo servitio e comando per tutto quel tempo che li tornerà in piacere, et haverò caro haver occasione d'essercitar in parte l'infinita obligatione che tengo a Casa Galilei, godendo grandemente del capitale si compiace far di me, sicome ho risposto anco a detto Padre D. Benedetto.
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