Hora, lodato Dio, ho ricuperato la total sanità, e però il primo desiderio che mi habbia stimolato è stato l'haver nuova di V. S., la quale lasciai nel'ultime lettere così mal stante dell'occhio. Di gratia, mi faccia favore di raguagliarmi dello stato suo, e già che non m'è stato lecito d'esser in quelle parti, d'avvisarmi come passa il negotio delle longitudini, e s'io debbo in cosa alcuna servirla. Con che per fine affettuosamente le bacio le mani.
Di Genova, adì 20 di Novembre 1637.
Di V. S. molto Ill.re et Ecc.maAffettuosiss.mo Ser.re
D. Vincenzo Renieri.
Fuori: Al molto Ill.re et Ecc.mo mio Sig.r e P.ron Col.moIl Sig.r Galileo Galilei.
Firenze.
3603.
ELIA DIODATI a MARTINO ORTENSIO [in Amsterdam].
Parigi, 21 novembre 1637.
Dal Tomo III, pag. 452-453, dell'edizione Fiorentina citata nell'informazione premessa al n.° 1201. - La presente lettera si legge altresì a pag. 55-56 del Liber secundus de conspiciliis ecc., Hagae-Comitum, ex typographia Adriani Vlacq, MDCLV, citato nell'informazione premessa al n.° 3521. La stampa Olandese, se in qualche parte è più completa della Fiorentina, omette invece alcuni brani; ha lezioni diverse dalla Fiorentina e ne corregge qualche errore, ma, per il contrario, ha gravissimi strafalcioni. Nelle varianti indichiamo con f la stampa Fiorentina, e con o l'Olandese.
Clarissimo Viro Dn. Martino Hortensio,
Matheseos in Ill.ri Collegio Amstelodamensi Professori,
Helius Deodatus S. P. D.
Clarissime Vir,(515)
Binas tuas literas accepi, Vir Clarissime, quarum novissima de Nobilissimi Realii obitu certior factus, ingenti moerore concepto attonitus(516) substiti, publici vestri status et negotii nostri Galilaeiani in huius viri morte(517) damnum pensitans.
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