Prego a V. S. dal Cielo il meritato possesso d'ogni felicità, et humilmente la riverisco.
Roma, il dì 12 Febbraro 1638.
Di V. S. molt'Ill.reHumilissimo Discepolo e Ser.re
Alessandro Bedini.
3677**.
BENEDETTO CASTELLI a GALILEO [in Arcetri].
Roma, 13 febbraio 1638.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. XII, car. 28. - Autografa.
Molto Ill.re ed Ecc.mo Sig.re e P.ron Col.mo
Ho riceuta la lettera di V. S. molto Ill.re ed Ecc.ma, e subito ho mandata l'inclusa al Sig.r Pier Battista(690) nostro, quale veramente è appassionatissimo e vorrebbe col sangue proprio potere soccorrere al bisogno di V. S. È venuto da me, e m'ha detto che trattarà con quel medico suo amico(691) e con un altro valent'huomo, e che li mandarà il parere loro ed il loro consulto sabato prossimo, non havendo hauto tempo hoggi, nè si potendo fare così presto, poichè ho riceuta la lettera solo questa mattina.
Non occorre poi che ella scriva altro al Sig.r Dino Peri, poi che il Ser.mo Gran Duca, havendo fatto paragone del mio con i suoi, ne ha trovati due sua più perfetti del mio(692). Veramente haverei desiderato che il mio fosse stato superiore a tutti, che così volentieri me ne privava. Hora il Sig.r Dino me l'ha rimandato.
Quanto poi all'altro negozio, non ho potuto penetrare che cosa si sia fatto, trovandosi fuori di Roma quel mio amico che mi poteva avisare. Se V. S. haverà risposta, me ne dia avviso; e nel resto si mantenga in quella saldezza che mi scrive, che è la vera consolazione di ogni nostro travaglio. Mi ami e conservi la sua grazia, e sia sicura che non ho cosa al mondo che mi prema più che servirla, come farò sempre: e li fo riverenza.
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