Di Roma, il 13 di Feb.o 1638.
Di V. S. molto Ill.re ed Ecc.maS.r Gal.o
Devotiss.o e Oblig.mo Ser.re e Dis.loDon Bened.o Castelli.
Fuori: Al molto Ill.re ed Ecc.mo Sig.re e P.ron Col.moIl Sig.r Galileo Galilei, p.o Filosofo del Ser.mo Gr. Duca di Tosc.na
Firenze.
3678.
FULGENZIO MICANZIO a [GALILEO in Firenze].
Venezia, 13 febbraio 1638.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. VI, T. XIII, car. 83. - Autografa.
Molt'Ill.re et Ecc.mo Sig.r mio, S.r Col.mo
Credo che questa sera consignarò le botarghe all'Ill.mo S.r Possidente: le aspetto da chi m'ha promesso far il servitio nel modo migliore che si può, perchè ho impiegato persona della professione, et ordinato che non si riguardi spesa.
Mi attristo tanto in sentire che V. S. sia priva della vista, che non ne posse ricevere consolatione. Buono Dio, quell'occhio linceo, c'ha scoperto tante maraviglie della natura, che al dispetto dell'ignoranza e malignità haverà fatta una nuova e vera filosofia celeste, cieco! Così porta la nostra conditione: ma deve V. S. consolarsi che le resta quello della mente, il più sereno e perspicace che farsi sia stato concesso ad huomo.
Le osservationi che V. S. desidera circa il flusso e riflusso qui, sono di punto quali essa descrive(693): ciò è che in alcuni tempi, come l'Ottobre e 9bre, il crescere dell'acque è molto maggiore che il calare, perchè nell'escresenza vanno sopra le fondamenta, rovinano li pozzi, nel calare poi restano a segno che altre volte non sono sì alte nel crescere; al contrario, li mesi passato e corrente calano tanto che restano li canali asciuti, e l'escressenza non arriva all'altezza ordinaria.
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