Per sodisfare più interamente al comandamento della Santità di N. S.(698), sono andato in persona all'improvviso, con un medico forestiero mio confidente, a riconoscere lo stato del Galileo nella sua villa di Arcetri, persuadendomi con questo non tanto di poter referire la qualità delle sue indisposizioni, che di penetrare et osservare gli studi a' quali è applicato e le conversazioni colle quali si trattiene, per aver luce di quanto se, venendo a Fiorenza, possa con radunanze e discorsi seminare la sua dannata openione del moto della terra. Io l'ho ritrovato totalmente privo di vista e cieco affatto; e sebbene egli spera di sanarsi, non essendo più di sei mesi che gli caderono le cateratte negli occhi, il medico però, stante l'età sua di 75 anni, ne' quali entra adesso, ha il male per quasi incurabile: oltre di questo ha una rottura gravissima, doglie continue per la vita, et una vigilia poi, per quello che egli afferma e che ne rifferiscono li suoi di casa, che di 24 hore non ne dorme mai una intiera; e nel resto è tanto mal ridotto, che ha più forma di cadavere che di persona vivente. La villa è lontana dalla città et in luogo anche scomodo, e perciò non può che di raro, con difficoltà e con molta spesa, havere le comodità del medico. Gli studi suoi sono intermessi per la cecità, sebbene alle volte si fa leggere qualche cosa, e la conversazione sua non è frequentata, perchè, essendo così mal ridotto di salute, non può per ordinario far altro che dolersi del male e discorrere delle sue infermità con chi talvolta va a visitarlo: onde, per questo rispetto ancora, credo che quando la Santità di N. S. usasse della infinita sua pietà verso di lui, che concedendole che stasse in Fiorenza, che non avrebbe occasione di far radunanze; e quando l'avesse, è mortificato in tal guisa, che per assicurarsene credo che potrà bastare una buona ammonizione per tenerlo in freno.
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