Preso dunque tale assunto come vero, mi posi a ritrarne alcune conseguenze che seguire ne dovrebbero, e poi accuratamente cominciai a rincontrare se veramente ne seguissero. Dirò le conseguenze, e poi l'esito di questo fatto.
Da questa ipotesi, o vogliamo dire assunto, ne seguiterebbe che l'occhio di un riguardante, collocato nel centro della terra, vedrebbe perpetuamente l'istessa parte della superficie lunare, la quale sarebbe compresa dalla superficie conica che dalla retta tirata dall'occhio sino al contatto di essa superficie lunare et intorno di essa circunvoluta comprenderebbe il cono la cui cuspide sarebbe nell'occhio e la base quella superficie lunare dentro al cerchio descritto dal contatto di essa linea girata intorno; il qual cerchio possiamo assai accomodatamente chiamare orizonte, dal quale viene divisa la superficie veduta del globo lunare dalla non veduta. Qui, prima, è manifesto, che quando restasse sempre il medesimo intervallo tra il centro della luna e l'occhio, già mai per qualsivoglia conversione della luna intorno all'occhio non apparirebbe mutazione alcuna nelle macchie della parte della superficie lunare compresa dentro al suo orizonte et esposta all'occhio. Ma quando la distanza tra 'l centro della luna e l'occhio si facesse minore, o perchè la luna scendendo si avvicinasse all'occhio, o vero che l'occhio salendo si avvicinasse a quella, in tal caso è manifesto che il detto orizonte si ristrignerebbe, lasciando fuori di sè parte delle macchie lunari prossime all'estremo limbo; all'opposito di che avverrebbe quando l'intervallo tra l'occhio e 'l centro lunare si facesse maggiore, perchè allora ampliandosi l'orizonte intraprenderebbe una striscia della superficie lunare che prima era fuori e per ciò non veduta.
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