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      Nè altra varietà accaderebbe quando, stando l'occhio fisso nel centro della terra, l'avvicinamento dependesse dalla scesa della luna; ma se tale accostamento fosse perchè l'occhio, allontanandosi dal centro della terra, si costituisse in qualche luogo della superficie di quella, altre mutazioni si scorgerebbero nelle macchie della luna. Imperò che, quando l'occhio si trovasse nel piano del cerchio descritto dalla retta che congiugne i centri lunare e terrestre, nella conversione diurna l'occhio, come elevato sopra tal linea, scoprirebbe nel nascer della luna qualche parte della sua superficie superiore, che dal centro della terra non sarebbe veduta; e passando la luna all'occaso, dove la parte della luna che nel nascere era di sopra si fa inferiore, si perderebbe la vista della detta parte superiore, guadagnandosi altrettanto della parte opposta: sì che assai verisimilmente si potrebbe dire, la luna nel suo nascere inclinare la faccia, e verso il tramontare alzarla. Quando poi la luna, sollevandosi ora verso borea et ora abbassandosi, in relazione dell'occhio, verso austro, mutasse (come ella grandemente fa) le altezze meridiane, notabile mutazione apparirebbe pure nelle macchie: imperò che essendo bassa si scoprirebbe parte delle macchie superiori, cioè settentrionali, nascondendosene all'incontro altretante delle basse et australi; dove che trovandosi ella altra volta molto elevata, scoprirebbe l'occhio parte delle macchie australi, che prima non vedeva, e perderebbe delle boreali, nell'altro caso vedute.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XVII. Carteggio 1637-1638
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 584