La mia Centuria(817) poi va lentamente, perchè al tempo del leggere non ho potuto attendervi, et hora è un mese che sono travagliato dalla gotta; per ciò non si maravigli della mia lentezza.
Mi favorisca, la prego, quando viene da lei il Sig.r Dino et il P. Francesco, salutarli a nome mio; al quale P. Francesco potrà dire quello che tante volte li ho scritto, se mi potesse far vedere il quinto tomo di quel Cursus Mathematicus(818) ch'ella mi donò, ch'havria l'occasione di mandarlo per il nostro Priore di costì, che verrà al nostro Capitolo Generale a Ferrara alla fine di questo mese, et io lo rimandarei per l'istesso. Potrà anco raccommandare ad ambidue lo spaccio di nove o dieci delle mie Geometrie(819), che sono in mano del nostro Padre Priore. E con questo li bacio affettuosamente le mani, et insieme di tutto cuore la riverisco.
Mi scordavo dirli, che mi riferisce l'Ecc.mo Liceti d'havere inteso dal detto Franzese che habbi un canocchiale lungo piedi trentasei, con il quale veda le cose lunari in particolare molto distintamente: onde potrà dire al Ser.mo Gran Duca che li suoi canocchiali sono per niente, come anco saranno quelli di V. S. Ecc.ma rispetto a questo. Se bene, a dire il vero, questa gran lunghezza di canocchiale mi rende assai sospetta la sua osservatione delle larghezze delle ombre, se ben quella non ha che fare con questa. Se poi il Ser.mo la venisse mai a vedere, mi saria molto favore ch'ella li sovvenisse la mia humilissima servitù che le professo, benchè io non l'esprima con altro atto per non me ne nascere occasione.
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