Io l'ho provato, e leggo il carattere con il quale è stampato il libro De bello Suecico del Sig.r Pier Batta Borgo(829) lontano cento braccia, e in somma ingrandisce l'altezza dell'ogetto novanta volte più di quello che mostra la vista naturale. L'autore ne vole risolutamente ducento scudi e non meno. Se V. S. Ecc.ma mi può fare honore di farlo significare, o per mezzo del Sig.r Dino Peri o del Padre Francesco buono, al Ser.mo Gran Duca mio Signore, mi sarà favore singolarissimo, e ne attenderò risposta, pronto a mandarlo, bisognando, consegnandolo qua al Sig.r Ambasciatore con quelle cautele che mi viene imposto da Napoli. Mi perdoni che son necessitato a finire e non ho tempo: però li fo riverenza.
Di Roma, il 3 di Luglio 1638.
Di V. S.ria molto Ill.re ed Ecc.ma
Devotis.o e Oblig.mo Ser.re e Dis.loDon Benedetto Castelli.
Fuori: Al molto Ill.e ed Ecc.mo Sig.re e P.ron Col.moIl Sig.r Galileo [Galilei, p.o] Filosofo del Ser.mo Gr. Duca di Toscana.
Firenze.
3754**.
ANTONIO NARDI a GALILEO in Firenze.
Roma, 3 luglio 1638.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. VIII, car. 44. - Autografa.
Molto Ill.e et Ecc.mo S.r e P.ron Oss.mo
Sebene risparmio la penna, temendo di non infastidire V. S. Ecc.ma, non è perciò che io non habbia sempre in mente il merito suo, notissimo a tutto il mondo, e che insieme non ne goda in estremo, sentendolo di continuo inalzare nelle conversazioni dei letterati. Io ho preso occasione di romper un lungo silenzio, per l'istanze che molti amici miei mi fanno d'intender qualche cosa dell'opera sua del moto, tanto desiderato dal mondo, perchè per ancora non si vede comparire a quella luce che merita; e però supplico V. S. a volermene dar qualche nuova, come ancora della salute sua e della infermità degli occhi.
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