Mi si accresce il dolore dell'infermità del nostro caro Sig.r Peri, per il quale, come anco per V. S., pregarò sempre la Maestà Divina che faccia la Sua santa volontà, nella quale è necessario assolutamente rassegnarsi.
Questa mattina ho visto il nostro Sig.r Borghi inamoratissimo di V. S. e del suo merito e valore, e l'aspetto questa sera a osservare Giove e Saturno e Marte; e li leggerò tutta la lettera. Quanto all'occhiale, non mi risolvo mandarlo a Firenze, intendendo per l'ordinario passato che quello del Ser.mo Gran Duca non sia inferiore a questo. Ho scritto al Sig.r Peri quello che doveva rappresentare a S. A. Ser.ma, ma dubito che la sua infermità l'haverà impedito che non haverà potuto fare l'officio: per tanto se ella potesse fargli sapere che faccia trattare al Padre Francesco buono nel medesimo modo che esso Sig.r Dino haverebbe trattato, mi sarebbe favore.
Dio Benedetto ci conservi, come ella dice, il Sig.r Dino, sogetto veramente sublime e degno: però intorno a quanto ella mi scrive, sappia che io non potrei havere più felice nuova che di potere venire a finire gli anni miei in quella servitù nella quale ho consumati i meglio di vita mia, dico alla servitù di cotesta Serenissima e veramente Real Casa. Ma l'essere io della Congregazione nostra Cassinese, sogetta alla protezzione dell'Em.mo Sig.r Card.l Barberino(850), al servizio del quale di presente mi trovo, non ho modo nessuno di liberarmi di qua, se non con pericolo di rovinare le cose mie in modo che mai più potrei rimettermi: e questo che io dico è secundum presentem iustitiam; tanto più che V. S. deve sapere che un monaco di Badia, assai animoso, teologo, filosofo e altretanto intelligente delle matematiche, ha hauto ardire di venire a Roma, fomentato da certi miei poco amorevoli, e portando lettere di calde raccomandazioni all'Em.mo Barberino, ha dimandata la mia catedra sei mesi fa, senza dirmene una minima parola; ed io vedendomi soprafatto da simil tratto, mi risolsi di non fare motivo nessuno, ma stare a vedere la riuscita del negozio: quale è stata che questa mattina mi è stato significato che non solamente io resto confermato nella lettura, ancorchè non habbia nè fatto nè fatto fare officio nessuno, ma di più mi è stato fatto parte di un poco di augumento di provisione annua che ci restava da distribuire del dinaro dello Studio; cosa che veramente è stata di mia consolazione ed honorevolezza, in modo che non posso da me muovermi per hora in conto alcuno.
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