Aggiungesi a questo una perpetua vigilia, per la quale a gran fortuna mi tocca a dormire qualche quarto o mez'ora sul far del giorno e tal volta un'ora o due verso la sera. Disgustatissimo d'ogni cosa, il vino nimicissimo alla testa et a gli occhi, l'acqua a i dolori di fianco, sì che in questi ardori il mio bere si riduce a poche once tra vino e acqua et ad una totale astinenza di frutte di qualsivoglia sorte; l'inappetenza è grande, nessuna cosa mi gusta, e se alcuna mi gusterebbe m'è del tutto proibita. Questi, Sig.r mio, sono a me travagli grandi; ma molto maggiori sono i fastidii che mi perturbano per molti versi la mente e la fantasia, che lunghissima cosa sarebbe il raccontarli, nè io posso dettare anco questo poco senza grave offesa della testa. Con brevità grande, dunque, rispondo all'ultima sua gratissima del dì 8 di Luglio. E con maraviglia e travaglio son restato della libertà presasi il Sig.re Elzevirio di trasformare l'intitolazione del mio libro, riducendola di nobile, quale ella meritamente deve essere, a volgare troppo, per non dire plebea; et è forza, per mio credere, che qualche mio poco affetto in Amsterdam gl'abbia tenuto mano: e V. S. molto Ill.re, come mio vero e sincero amico e padrone, ben fa a procurare la reintegrazione di essa intitolazione.
Della lettera del P. Mersenno è accaduto quello che ella mi accennava, poi che, avendola data in mano d'amici e finalmente di tutta l'accademia, non è stato possibile leggerne tante parole, che almeno in confuso si sia potuto ritrarre senso di tale scrittura: e quelli che(870) non vogliono essere intesi, per loro minor briga possono tacere; e volendo essere intesi, doverebbero fare scrivere in carattere intelligibile.
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Luglio Elzevirio Amsterdam Mersenno
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