Il sudetto maestro ne ha mandato uno al Padre D. Benedetto Castelli(882) in Roma, acciò lo mandi al Gran Duca, sperando d'ottenerne qualche mancia honorevole; e, per quello ne scrive un amico, il sudetto Padre ne ha fatto la prova, e non solo ne resta sodisfatto ma insieme meravigliato. Egli ne pretende scudi 100 per uno di quelli di 14 palmi. Io mi credevo, al principio ch'intesi di questa inventione, che fosse una nova fabrica, con moltiplicati vetri etc.; ma ho poi inteso che è l'istesso instrumento per appunto dell'ordinario cannochiale, nè altro v'aggionge del suo che un polimento di vetri, tanto esquisito et uguale ch'è incomparabile, et a niuno è noto, nè egli lo vuole insegnare. Non voglio tralasciare che, benchè questo novo telescopio habbi virtù d'ingrandire, come ho detto, gl'oggetti, non aggrandisce però le stelle fisse: argomento evidente della lor lontananza dalla terra. Non so se il Padre Bonaventura, costì lettore delle matematiche, ne sarà di ciò informato; perciò la supplico a darlene parte. E qui restando, a V. S. baccio le mani e pregole dal Cielo felicità e contenti.
Di Milano, il dì 11 7bre 1638.
Di V. S. molt'Ill.re et Ecc.maDevot.mo Ser.re
Gio. Giac.o Cozzolano.
3784*.
FRANCESCO NICCOLINI ad [ANDREA CIOLI in Firenze].
Roma, 15 settembre 1638.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. II, car. 209. - Autografa la sottoscrizione. I brani che stampiamo in corsivo, sono nell'originale in cifra, e tra le linee ne è la decifrazione di mano sincrona.
Ill.mo Sig.r mio Oss.mo
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