Comparvero domenica sera le lettere di V. S. Ill.ma de' 9(883), e lunedì mattina andai io medesimo a trovar il P. D. Benedetto Castelli, col quale concertammo che rappresentasse al S.r Card. Barberini che il Ser.mo Gran Duca le haveva ordinato per mezzo mio di procurar licenza di venir in costà quanto prima, senza punto esprimere la causa nè nominar mai il S.r Galileo, perchè darebbe in una espressa negativa, anzi confessare di non sapere così per appunto quello che il Ser.mo Padrone potesse volere da lui, se non fusse per conto di certe acque delle quali gli fu trattato altre volte. M'ha fatto poi sapere, perchè non m'ha trovato in casa, d'haver fatta l'instanza e di non haver incontrata difficoltà nel S.r Card. Barberini, ma che sarà necessitato di supplicarne più alto; cred'io che voglia dire di S. B. Sto però attendendo di vederlo, per intendere quel che habbia trattato da vantaggio e riportatone. Posso ben dire, che quando io li promossi questo interesse, entrò in certa speranza d'havere a essere essaudito, perchè questi Signori possino haver caro che egli, come da sè, promuova qualche trattato d'accordo, perchè dice di sapere di certo che qui s'habbia gran voglia d'accomodarsi. Et a V. S. Ill.ma fo reverenza.
Roma, 16 7bre 1638.
Di V. S. Ill.maObl.mo Ser.re
Franc.o Niccolini.
3785**.
FRANCESCO RINUCCINI a GALILEO [in Arcetri].
Venezia, 18 settembre 1638.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. XII, car. 83. - Autografa.
Molt'Ill.re et Ecc.mo Sig.r mio e P.rone Oss.mo
Il favore che V. S. Ecc.ma si è compiaciuta di farmi in darmi parte dell'avanzamento della sua salute, se bene era in qualche parte dovuto alla stima che io più d'ogni altro fo della sua persona, et all'affetto et osservanza che più di tutti gli porto, mi ha però sommamente obbligato, non potendo ricever nuove di maggior mia consolatione che quelle del suo ben essere.
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