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      E se io non dubitasse, in queste difficilissime materie di medicina, d'inciampare, non essendo mia professione, direi di più che, stante la ferita, accendendosi nel corpo dell'animale il calor febrile, ancora questo calore può cooperare al rigonfiamento delle budella fuori del ventre: imperochè riscaldandosi di soverchio le parti interne dell'animale, è necessario che cagionino la dilatazione de' flati rinchiusi nel ventre; quindi con maggior forza et impeto trapassano nelle parti dell'intestina di già uscite e le gonfiano. Ma questo sia detto non assertivamente nè resolutivamente, che solo intendo proporlo per metterlo in considerazione di quelli che si compiacciono di filosofare oltre la scorza, acciò, ben esaminato, ne sia fatto quel capitale che parrà a' loro savi e circonspetti giudizi.
      Si potrebbe ancora aggiugner qui il desiderio che ho di vedere con curiosità un'esperienza, per maggior chiarezza di tutto questo nostro discorso. L'esperienza sarebbe, che si prendesse un cane, o vero altro animale bruto, e tagliatogli il ventre in modo che gl'uscissero fuori le budella come nel caso nostro, io vorrei che si procurasse riscaldarle e mantenerle calde gagliardamente, in modo che il calore circonfuso alle budella uscite fusse più intenso che quello del ventre dell'animale; perchè io vado pensando, che fatta bene e con accuratissima diligenza questa prova, il rigonfiamento non sarebbe tanto violento a un pezzo in quelle intestina di già uscite. E forse da quanto si è detto si potrebbe raccorre una ragione, assai piana ed intelligibile, perchè ne' dolori del ventre giovino tanto i panni caldi posti sopra esso; la qual direi che fusse perchè quel calore de' panni, dilatando i flati rinchiusi nell'intestina, le forza a mutar sito, e così dilatandosi prendono esito in altra parte.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XVII. Carteggio 1637-1638
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 584