[ANDREA CIOLI] a FRANCESCO NICCOLINI [in Roma].
[Firenze], 8 ottobre 1638.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. II, car. 217. - Minuta, non autografa.
.... Dell'arrivo del Padre Castelli mi pare di haver dato conto a V. E., e se non lo havessi fatto, dico mea culpa. Et S. A., che ha fatto un gran profitto nelle mathematiche, ha grandissimo gusto di conferir seco quel che ha imparato....
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BENEDETTO CASTELLI a FRANCESCO BARBERINI in Roma.
Firenze, 9 ottobre 1638.
Bibl. Vaticana. Cod. Barberiniano lat. 6461 (già LXXIV, 7), car. 66. - Autografa.
Em.mo e Rev.mo Sig.re e P.ron Col.mo
Oltre a quello che scrissi a V. Em.za l'ordinario passato(896), devo significargli di più, che essendo stato fatto Generalissimo del mare il Ser.mo Principe Gio. Carlo, il Ser.mo Gran Duca desidera che il Sig.r Galileo mi partecipi compitamente i moti dei Pianeti Medicei, con le tavole e teoriche loro, per stabilire il modo di ritrovare la longitudine, negozio importantissimo e desideratissimo, come V. Em.za sa molto bene, e pericoloso di perdersi e sepelirsi con la morte di quest'huomo; e per tanto è necessario che di nuovo supplichi V. Em.za che mi ottenga grazia da Nostro Signore di trattare col S.r Galileo con maggiore libertà: e di nuovo rassicuro che i miei ragionamenti saranno sempre incaminati al servizio di Dio benedetto, in salute dell'anima mia e del prossimo; e mi creda che in questi Ser.mi ritrovo pietà, religione e riverenza alle cose di Dio e de' superiori, tale che ne resto consolatissimo. Anzi li dico, che havendomi il Ser.mo Gran Duca fatto istanza che dovessi essere col Sig.r Galileo per le sodette cagioni, io francamente mi dichiarai che doveva obbedire V. Em.za e S. S.tà, e che se havessi fatto altramente che era indegno di comparire avanti l'Al.za Sua; e di più li dissi liberamente che non si dovesse mai fidare di quelli che mancavano a Dio ed a' loro superiori proprii, perchè haverebbero mancato ancora a S. A., e molte altre cose simili, delle quali tutte S. A. restò sodisfattissima: e si compiace favorirmi straordinariamente, oltre a ogni mio merito, conoscendo in me ottima volontà di servire nel modo che devo.
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