Hora sono ritornato fermamente, e debbo ripigliare il solito, massime con V. S. Ecc.ma, mio principalissimo Signore.
È stato qui il Sig.r Alberto suo nipote, che hieri partì al suo viaggio; l'ho veduto con singular piacere et affetto. In Venetia ha havuta occasione di toccare il violino, et lascia nome di toccarlo gentilissimamente bene. Io però non ho havuto gratia di sentirlo. Ne' nostri congressi mi è riuscito di buono giudicio, di soavità di costumi, et in una parola degno di esserli nipote.
L'Arisi(944), che deve la rata della pensione maturata il mese passato, fa la bestia; per certe calamità, c'hanno levato il raccolto, pretende essentione, et si scusa che così fanno altri pensionarii. Non è però vero altro, se non che alcuni hanno fatto qualche difalco. Io gli ho scritto e fatto trattare per il Sig.r Baitello(945), che voglio che paghi; chè la reduttione già fatta ad una mica non admette più scusa. In questo mentre si è gravemente amalato. Il punto è che non si può procedere se non per via di sequestri, et hora non ha più niente in campagna. Se non si riduce all'honestà, sarà necessario aspettar che habbia che sequestrarli; e ci vorrà procura nova. Vedrò però ridurlo a pagare. Mi restano nelle mani anco dieci piastre: V. S. ne disponga, come anco di me come di cosa assolutamente sua. E con tal fine le bacio cordialissimamente le mani.
Ven.a, 23 Ottobre 1638.
Di V. S. molto Ill.re et E.maS.r Galileo.
Dev.mo Ser.
F. F.
3804*.
BENEDETTO CASTELLI a FRANCESCO BARBERINI in Roma.
Firenze, 23 ottobre 1638.
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Alberto Venetia Arisi Baitello Ottobre Roma
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