Cfr. Vol. XIX, Doc. XXIV, b, 93, alfa).
3805**.
VINCENZO NOGHERA a [GALILEO in Arcetri].
Bologna, 28 ottobre 1638.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. XII, car. 87. - Autografa.
Molto Ill.re Sig.r Patron mio Oss.mo
Questa lettera scrive a V. S. un antiquissimo affitionato discipolo e servitor suo, se ben mai da lei conosciuto (eccetto si ha sentito delle sue tanto publiche infelicità e patite persecutioni); il quale si trova in letto da un mese in qua e condennato a star anche parecchi, e non solo a non legger, ma nè anco a dir l'officio ecclesiastico, per tre accidenti di vertigini caliginose, minaccianti cascarmi la guccia, e che mi hanno messo in una rigurosissima dieta, dopo medicine, salassature et altri penosi benefici. Pur in questo stato, che è quasi vicino alla sepoltura, ed età di 52 anni, l'amor alle scientie non si mi è intepidito, anzi cresciuto in modo, che, nascosto da i medici, studio poco manco che in sanità, interponendo pur intervali di due, tre hore, acciochè la testa non patisca tanto.
Da che arrivò il S.r Card.l Sacchetti(946), mio Signore, a Bologna, sempre hebbi animo di scriver a V. S. nella sostanza presente; ma dilatando per farlo più compitamente, vengo a farlo alla peggio.
Sig.r mio, V. S. è di quelli grandi ingegni e scienza che Dio mostra al mondo rade volte e interponendo centene de anni, meritevole di ogni favore per honore del secolo, come io, quando arrivai da Spagna a Roma saranno tre anni, lo dissi assai disteso a i duci miei Patroni (a chi devo la vita, la libertà, e quasi l'honore), cioè il S.r Card.le Barberino e il Maestro del Sacro Palazzo(947), e non gli parve che io parlava spropositi.
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