E baccio le mani di V. S.
Nel Palazzo di Bologna, 28 di Ottobre 1638, stando con un decotto pigliato mezza hora avanti.
Di V. S. molto Ill.re
Ho licenza da Roma per legger ogni cosa, e così niente lasci V. S. per scrupulo.
Aff.mo Servitore
Don Vincenzo Noghéra.
3806*.
BENEDETTO CASTELLI a FRANCESCO BARBERINI in Roma.
Firenze, 28 ottobre 1638.
Bibl. Vaticana. Cod. Barberiniano lat. 6461 (già LXXIV, 7), car. 69. - Autografa.
Em.mo e Rev.mo Sig.re e P.ron Col.mo
Questa sera ricevo la benignissima lettera di V. Em.za(951), quale credo che sia in risposta della mia prima, perchè in essa vedo che V. Em.za mi ha impetrato tutte quelle grazie che dimandai. Sono poi stato necessitato in altre mie essere più specificatamente importuno in quell'altro particolare, che è intorno alla longitudine etc., della quale grazia aspetterò i comandamenti, a' quali obedirò puntualmente: e mi creda che non sarò mosso dal proposito per nessun rispetto.
V. Em.za haverà inteso il spaventoso e pericoloso incendio di Pitti, nel quale veramente da' più savii è riconosciuta la misericordia di Dio, non essendo il danno d'altro che m/10 S. in circa, compreso ogni cosa. Si sono perse tre bellissime portiere, di valuta 500 scudi l'una, ed alcuni quadri di nobil pittura, e quella soffitta del salone sopra la volta del salone della foresteria, qual volta ha retto la rovina con stupore d'ogn'uno.
Non è seguita morte di nessuno, stimato miracolo da tutti. Il pericolo però è stato di grandissimo spavento, perchè, se andava poco più avanti, correva rischio di calcinarsi tutto il palazzo.
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