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      Horsù, non vi sono in questo anno frutti: io so che in conscientia non sono tenuto, perchè non vi è da mantenere me medesimo, che sono padrone del beneficio, et non il S.r Galileo, al quale non si doverebbe se non quello che avanza al necessario mio sostentamento et aggravii che vi sono. Ma lasciamo anco questo; vi è di peggio: se l'anno che viene voglio cavare frutti et per me et per la pensione, convengo, per non lasciare andare la possessione inculta, sostentare anco il massaro. Pare mo a V. S. Ill.ma, che per mantenere la pensione in borsa al S.r Galileo io habbia a cavarmi anco il sangue dalle vene? Mi scusi V. S. Ill.ma per gratia, perchè chi non ne ha, et è constretto a spenderne, si trova a partiti tali, che altri che quelli che ciò provano lo credono. Se il S.r Galileo fusse nel mio stato, non so quello farebbe; et se fusse a fare il cativo, per passivo circa la pensione, altretanto premerebbe il P. R.mo Fulgentio in procurare che io m'acquietassi per le ragioni addotte per me, quanto hora preme perchè io mi cavi il sangue per sodisfare a chi non ha bisogno. Resti servita V. S. Ill.ma di far capace S. S. R.ma delle calamità mie; quali non ostanti, quando mi si faccia rilasso della rata presente, sperando che a Marzo possano quelle pocoline entrate che mi trovo, et che hora non hanno alcun prezzo, pigliare un puoco più d'odore nel prezzo, mi darebbe l'animo di pagare quella seconda rata, altrimenti non saprei dove voltarmi. De' beni di fortuna V. S. Ill.ma sa il mio stato, et li pesi che convengo sostenere intolerabili.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XVII. Carteggio 1637-1638
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 584

   





Fulgentio Marzo