D'una cosa sola non resto io capace: come V. S. non mantenga il costume (per altro osservato esquisitamente da' suoi interlocutori) nel Sig.r Simplicio; già che mi pare che con la lunga prattica de' suoi colleghi si sia assai domato, e non corra così precipitosamente nè ostinatamente, come a buon Peripatetico converrebbe, a pronunziare e mantenere spropositi.
Quattro giorni sono fui a fare riverenza alla regina della gentilezza, io dico all'Ecc.ma Sig.ra Ambasciatrice di Toscana, quale al lungo parlò di V. S. con tanto affetto che più non si può dire, e mi comandò che li baciassi le mani in nome suo, come fo facendoli riverenza.
Di Roma, il 12 di Feb.o 1639.
Di V. S. molto Ill.re ed Ecc.maDevotiss.o ed Oblig.mo Ser.re e Dis.lo
Don Benedetto Castelli.
3845**.
ALESSANDRO NINCI a [GALILEO in Arcetri].
S. Maria a Campoli, 14 febbraio 1639.
Bibl. Naz. Fir. Appendice ai Mss. Gal., Filza Favaro A, car. 203. - Autografa.
Molto Ill.re et Ecc.mo Sig.r mio P.ron Col.mo
Ancora non mi sono abboccato con Macinaio, perchè egli sta poco a casa, ma procurerò di vederlo quanto prima.
Mando uno staio di marroni, che costano quattordici crazie, e un mazo di tordi, che costano tredici. Chi mi promesse in vendita le mele appiole, me n'ha donate un corbellino, onde ne fo parte a V. S., e ne conservo per lei altre e tante, che invierò, per la prima occasione, con le pere bronche del mio nesto che già gl'ho dedicate. Se V. S. volessi più appiole, mi avisi speditamente; perchè harò occasione di poterla servire: ma costeranno al meno un testone la bigoncia.
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