Ne volevo mandar qualche saggio a V. S., ma son pezze intere cucite, che non le vogliono toccare di niente, e non ne ciondola marchio nè racimolo alcuno, sì che sin finita la fiera non posso ottenerne alcuna mostra. Avviso bene a V. S. che questi duranti, sì come certi mucaiardi stampati, vengono di Fiandra, e che tal volta in Firenze si hanno a miglior mercato che qua. Il prezzo di questi colorati a opere, l'ultimo sarà qua 26 crazie. Intenderà se le mette conto etc., e se può haverne del fine, conforme a quello di che ella mi ha mandato la mostra e che io qua sono fuor di speranza di trovarne questo anno. E tutto quello che poi V. S. mi comanderà esequirò con ogni diligenza e con ogni affetto; ch'io sarò sempre tutto in tutte le cose, e minime e grandi, dove io habbia a servire il mio riveritissimo et adoratissimo Sig.r Galileo, al quale per fine bacio devotamente le mani.
Pisa, 11 Maggio 1639.
Di V. S. molto Ill.re et Ecc.maOblig.mo e Devotiss.o Ser.e
Dino Peri.
3876*.
GIO. MICHELE PIERUCCI a [GALILEO in Arcetri].
Padova, 13 maggio 1639.
Bibl. Est. in Modena. Raccolta Campori. Autografi, B.a LXXXV, n.° 51. - Autografa.
Molt'Ill.re et Ecc.mo Sig.r e P.ron mio Col.mo
Le resto con molto obligo per l'honore che ricevo dalla sua gentilissima, e della solita benevolenza che per sua benignità mi conserva. Subito ricevuta la sua lettera, andai dallo speziale dell'Angiolo, quale subito che sentì parlar di lei, mostrò un'allegrezza e contento inesplicabile, con segni di grand'affetto, ramentandosi d'ogni cosa che gli seguì con lei quand'ella era qua, fino di quando mangiavano le fragole insieme, mettendo ella le fragole e lui il zucchero, essendo le fragole in quel tempo delizia preziosa e rara.
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