a siccità sua, che era nulla, potesse havere sorbito, per così dire, parte nessuna della pioggia. In ogni modo, persistendo egli nella sua opinione senza punto piegarsi per il mio discorso, mi concesse alla fine (credd'io per farmi favore) che la mia ragione era bella e buona, ma che in prattica non poteva riuscire. All'hora, per chiarire il tutto, io feci chiamare uno, e di lungo lo mandai alla bocca dell'emissario del lago, con ordine che mi portasse precisamente raguaglio come stava l'acqua del lago in rispetto alla solia dell'imboccatura. Hora qui, Sig.r Galileo, non vorrei che V. Sig.ria pensasse che io mi havessi accommodata la cosa fra le mani per stare su l'honor mio: ma mi creda (e ci sono testimonii viventi), che ritornato in Perugia la sera il mio mandato, portò relazione che l'acqua del lago cominciava a scorrere per la cava, e che si trovava alta sopra la solia quasi un dito in grossezza; in modo che congionta questa misura con quella che misurava prima la bassezza della superficie del lago sotto la solia avanti la pioggia, si vedeva che l'alzamento del lago cagionato dalla pioggia era stato a capello quelle quattro dita che io havevo giudicato. Due giorni dopo, abbattutomi di nuovo con l'ingegnero, li raccontai tutto il fatto, e non seppe che replicarmi.
Le due difficoltà poi, che mi erano sovvenute, potenti a conturbarmi la mia conclusione o almeno la osservazione, erano le seguenti. Prima, considerai che poteva essere che spirando il vento dalla parte dell'emissario verso le riviere opposte del lago, haverebbe caricata la mole e la massa dell'acqua del lago verso le riviere contraposte, sopra delle quali alzandosi l'acqua, si sarebbe sbassata all'imboccatura dell'emissario, e così sarebbe oscurata assai l'osservazione.
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Perugia
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